Bambini dati in affido anche a persone con problemi psichici
Stando a quanto emerso dalle indagini, i bambini allontanati in modo illegittimo dalle loro famiglie (suggestionati psicologicamente per convincerli della cattiveria dei genitori o di abusi mai avvenuti) venivano poi affidati ad amici e conoscenti degli operatori dei servizi sociali, tra cui titolari di sexy shop, persone con problematiche psichiche o con figli suicidi. E, secondo i Carabinieri che indagano, si registrano due casi accertati di stupro nelle famiglie affidatarie ed in comunità.
In tutto 16 le persone indagate: sei sono state sottoposte alla misura cautelare degli arresti domiciliari. Tra loro c’è il sindaco di Bibbiano (Reggio Emilia) Andrea Carletti appena rieletto e una responsabile del Servizio sociale integrato dell’Unione dei Comuni della Val d’Enza. Arrestati anche una coordinatrice del medesimo servizio, un’assistente sociale edue psicoterapeuti di una onlus torinese.
Altre otto misure cautelari di natura interdittiva, costituite dal divieto temporaneo di esercitare attività professionali sono state eseguite a carico di altrettanti soggetti, nelle relative qualità di dirigenti comunali, operatori socio-sanitari ed educatori.
Infine ci sono due misure coercitive del divieto di avvicinamento ad un minore, che hanno colpito una coppia affidataria accusata di maltrattamenti.
Le indagini sono iniziate alla fine dell’estate del 2018 dopo l’anomala escalation di denunce all’autorità giudiziaria, da parte dei servizi sociali coinvolti, per ipotesi di reati di abusi sessuali e violenze a danni di minori che sarebbero stati commessi dai genitori. L’analisi dei fascicoli vedeva però puntualmente approdare le indagini verso la totale infondatezza di quanto segnalato.
Nonostante ciò, i servizi sociali coinvolti proseguivano nel percorso psicoterapeutico richiesto più volte. Da qui si è sviluppata l’intensa indagine che ha svelato i numerosi falsi documentali redatti dai servizi sociali in complicità con alcuni psicologi, artatamente trasmessi all’autorità giudiziaria.
Come funzionava il meccanismo
In pratica si realizzava la diagnosi di una mirata patologia post traumatica a carico dei minori, condizione questa necessaria a garantirne la presa in carico da parte di una Onlus di Torino. Il pagamento delle prestazioni psicoterapeutiche avveniva quindi in assenza di procedura d’appalto: gli affidatari venivano incaricati dai servizi sociali di accompagnare i bambini alle sedute private di psicoterapia e di pagare le relative fatture a proprio nome. Mensilmente le stesse persone che avevano i minori in affido ricevevano rimborsi sotto una simulata causale di pagamento, falsando così i bilanci dell’Unione dei Comuni coinvolti. I Servizi sociali dell’Unione dei Comuni e l’associazione erano quindi legati a doppio filo. E si scambiavano favori.
Da un lato la onlus era affidataria dell’intero servizio di psicoterapia voluto dall’ente e dei relativi convegni e corsi di formazione, organizzati in provincia. Dall’altra, alcuni dipendenti dello stesso ente ottenevano incarichi di docenza retribuiti nell’ambito di master e corsi di formazione tenuti sempre dalla onlus. Il sistema era talmente consolidato che ha portato all’apertura di un centro specialistico regionale per il trattamento del trauma infantile derivante da abusi sessuali e maltrattamenti (che di fatto è risultata una costola della onlus). In questa struttura, infine, veniva garantita l’assistenza legale ai minori attraverso la sistematica scelta, da parte dei servizi sociali, di un avvocato, anch’egli indagato per “concorso in abuso d’ufficio”, attraverso fraudolente gare d’appalto gestite dalla dirigente del servizio per favorirlo. Gli investigatori stanno ora vagliando le posizioni di decine e decine di minori seguiti negli anni passati proprio dai servizi sociali.