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Risarcimenti per famiglie e imprese garantiti per metà o poco più dopo 3 anni dall'alluvione, argini Panaro soggetti a rotte storiche orfani di lavori di messa in sicurezza nonostante gli 80 milioni stanziati d'urgenza in occasione della rotta del 6 dicembre 2020 e a disposizione. Poi, mancanza di progetti per opere strutturali per la messa in sicurezza che hanno compromesso l'accesso ai fondi Pnrr.
E' il quadro non certo roseo quello tracciato questa mattina dai consiglieri comunali di Forza Italia Antonio Platis e Pino Casano. In una giornata dove da Comune di Nonantola e Regione Emilia Romagna non si è detto o ricordato nulla sull'evento di tre anni che ha segnato per la seconda volta in sei anni, dopo l'alluvione del 2014, la provincia e soprattutto la comunità di Nonantola, i due consiglieri provinciali hanno voluto fare il punto e, da questo, sollecitare interventi per la sicurezza del fiume e procedere con i risarcimenti ai cittadini, da rimasti al palo.
Fermi di fatto da 6 mesi ad una percentuale di poco più del 50%. In particolare, sulle 1731 domande presentate e al netto delle 121 respinte, sono 735 quelle ancora in attesa. In termini di rimborso, su 15.284.000 rimborsi previsti, sono 6.387.000 quell liquidati, ovvero il 41,8 del richiesto.
Per quanto riguarda le aziende, su 106 domande presentate, 7 sono state respinte, 88 sono quelle concesse e 11 in attesa. In questo ultimo caso, su 2.405.000 euro previsti, ammontano a 1.346.266 i rimborsi liquidati, pari al 56% del richiesto.
'Chiediamo di sbloccare le procedure per avere il rimanente. Si tratta soprattutto di intoppi di carattere burocratico' - afferma Pino Casano.
Ben più ampia la responsabilità politica contestata nel merito dei soldi non spesi ma assolutamente necessari, per la messa in sicurezza.
Si parla di 80 milioni di euro stanziati dal governo e dal dipartimento nazionale di Protezione Civile immediatamente dopo l'alluvione e che si troverebbero, in forma vincolata, nei cassetti della Regione. Non spesi. Che servirebbero per aumentare la sicurezza degli argini, dimostratisi estremamente fragili non solo per la rotta del 2020 ma per le almeno 4 rotte storiche che in un tratto di nemmeno due chilometri, si sono succedute. 'A questo si aggiunge un aspetto politicamente grave. Quando c'è stato il momento di accedere ai fondi PNRR per il dissesto idrogeologico la Regione Emilia Romagna aveva i cassetti vuoti di progetti necessari ad un buon stato di avanzamento per potere essere finanziati. Quindi non se ne è fatto nulla. Ed è così che per chissà quanto tempo dovremo ancora attendere sia sul nodo del fiume Secchia, adeguata solo alla gestione delle piene TR20, sia sull'asta del Panaro, grazie alle casse di espansione adeguata alla gestione di piene TR50, interventi capaci quanto meno di migliorare il livello di sicurezza, e almeno tendere a quel livello TR200 su cui gli scenziati sono ormai concordi per definire il punto di equilibrio tra investimenti necessari per le opere e costi provocati dall'alluvioni derivate dall'inadeguatezza delle opere idrauliche. Basta pensare che con i soldi dei danni dell'alluvione a Nonantola circa 100 milioni si sarebbe potuto mettere in sicurezza il sistema arginale del Panaro dalle casse di espansione al confine regionale. Chiediamo che questi foni vincolati vengano sbloccati' - conclude Platis.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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