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'Non metterti fra il drago e la sua rabbia'. Sono queste le parole che William Shakespeare fa pronunciare a Re Lear nell'atto dell'abdicare al trono.
E giovedì sera, pur con una iperbole al contrario, il sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli ha mostrato in assemblea Pd tutta la sua rabbia. Lo ha detto, del resto, il sindaco uscente: 'sono arrabbiato'. Una rabbia indirizzata al Pd, reo di aver rinunciato al percorso partecipativo e tradito la fiducia degli otto aspiranti candidati alle primarie, una rabbia indirizzata nei confronti del suo successore Massimo Mezzetti, accusato di non avere la tessera Pd ma solo quella dell'Anpi, una rabbia nei confronti della arrendevolezza della generazioni dei 40enni colpevoli di essersi già messi a disposizione del nuovo re Massimo, una rabbia nei confronti dell'alter ego che lo ha sconfitto, Bonaccini ('è evidente che c’è qualcuno che le primarie non le voleva, ma abbiamo perso l’occasione per dare un segnale forte come partito').
Ecco, in fin dei conti, nell'ascoltare il discorso di Muzzarelli (video sopra), il motivo di cotanto furore ha una sola spiegazione. E' la frustrazione di chi vede sfuggirgli dalle mani il potere, di chi vede scomparire il trono e si vede cadere la corona dalla testa. E' la ribellione estrema di chi sa che deve cedere il passo e non vuole farlo.
Da domani la corte del re Giancarlo correrà a servire il nuovo capo, Massimo. Nessuno si ricorderà delle frasi spese per incensare il sindaco uscente, il timore che egli provocava nell'animo dei pavidi comprimari del suo regno si scioglierà e nulla resterà della sua gloria. E' questo il secondo tempo al quale Muzzarelli è destinato, fors'anche senza garanzie di futuro politico, o se garanzie ne ha avute, si tratta comunque di cariche di secondo piano. Da comprimario.
E allora dopo aver accettato la recita del passaggio di testimone, dopo aver giocato la carta dell'eleganza politica con tanto di foto sul tavolo con tovaglia della nonna annessa, il sindaco uscente davanti alla assemblea Pd non è riuscito a trattenersi e, stracciato il discorso che aveva preparato (qui integrale), ha improvvisato e, andando a braccio, ha mostrato il volto della sconfitta. Nessun canto del cigno nell'uscita di scena, ma solo il furore di chi non si rassegna a lasciare la strada al suo successore, al quale, certo, dice di voler dare 'non una ma tre mani', ma senza dire per far cosa... Il furore di chi evoca il diluvio dopo di sè, come se il futuro del mondo dipendesse dalla sua presenza, dal suo essere garante eterno. Un successore peraltro più preparato, più colto, mediaticamente più empatico. E non importa se nel suo attacco furente compromette il percorso del futuro sindaco, se ne adombra le qualità e se getta una luce opaca su un'intera area politica, la sua. La politica non c'entra più, resta solo il drago e la sua rabbia.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>